

EMRGENZA COVID- 19
RIPARTIAMO DALL'EQUIPE
Quando parliamo di professioni e attività sociali, durante l'emergenza Covid19, rischiamo di compiere operazioni scivolose.
Noi stessi, lavoratori del sociale che non possiamo fermarsi, ricordiamo il senso di solidarietà e responsabilità che animano questo lavoro. Ma qualche volta, anche se mossi dalle migliori intenzioni, finiamo per dare eccessiva enfasi ad aspetti emotivi, a quei tratti umani e passionali che, tuttavia, finiscono ingiustamente per mettere in secondo piano le importanti professionalità richieste: trasversali e specifiche, tecniche e relazionali al tempo stesso. È il carattere individuale delle Figure che operano nel sociale che invece andrebbe sempre messo al primo posto.
Un altro aspetto che rischia di essere taciuto e che invece dovrebbe essere al centro di ogni ragionamento sugli impegni sociali, tanto più in questo momento di crisi, è la sua dimensione collettiva. L'equipe - Team.
Consigli utili per affrontare l'emergenza, proviamo ad offrire alcune indicazioni di metodo per fronteggiare gli smottamenti provocati da questo momento epocale.
Abbiamo visto come, in questa situazione di sbandamento, di procedere per punti senza tentare approcci complessivi rispetto alla crisi in corso, ci aiuterà a non perderci. Inoltre abbiamo visto come riscrivere gli obiettivi e le priorità delle nostre azioni possano essere la
chiave per adattarci meglio a questa situazione, laddove le nostre certezze sono state messe in discussione. Infine, abbiamo valutato che, più che sulle competenze professionali, questo potrebbe essere il momento di far leva su esperienza e risorse personali di ognuno di noi, che inevitabilmente entrano in gioco.
Fin qui tutto bene. O quasi. Perché, un conto è mettere in fila una serie di consigli, altra cosa, direte voi, è metterli in pratica, verificarne la fattibilità, assumersi la responsabilità e il peso delle scelte, facendo i conti con gli scenari di un insieme di servizi, tutti messi sottosopra dallo scenario pandemico.
Non c'è nulla di semplice in tutto questo. Una cosa però è certa: da soli non possiamo farcela. L’unico modo di farlo è ripartire dalla nostra equipe -Team.
Quando affrontiamo l'argomento "gruppo di lavoro" non è semplice evitare di cadere in retoriche, è bene invece riconoscere che, proprio il lavoro in equipe, è un territorio quasi sempre problematico, carico di equivoci, di contraddizioni, di relazioni riottose, spesso disegnato sulla carta ma più difficilmente tradotto nella realtà. Lo scenario, inedito per tutti, rende inoltre più fragile ogni certezza e fatichiamo a trovare modelli di comportamento utili da seguire. Possiamo provare ad orientarci attingendo ad uno dei patrimoni più preziosi che possediamo: la memoria dei nostri errori.
Quelli commessi in passato e da cui è il momento di dimostrare di aver imparato.
Uno spazio di sfogo
Vi è capitato di ritrovarvi con la vostra equipe subito dopo le prime disposizioni sull'isolamento e la sospensione delle attività. Le modalità telematica e le urgenze anno imposto di entrare subito in una fase operativa, per agire in fretta e non perdere troppo tempo. Ma, al netto delle incombenze e dell'economia dei tempi, nelle riunioni d'equipe, fatte almeno settimanalmente anche in questo momento di crisi, è utile dedicare uno spazio, anche contenuto, alla condivisione delle preoccupazioni. Non possiamo di fatto sottovalutare la pressione che ogni membro del gruppo sta vivendo, pretendendo la stessa lucidità di sempre. ll cambio repentino della nostra quotidianità e i timori per la situazione, non solo rispetto al contagio, ma anche quelli economici e sociali, hanno effetti diversi sui componenti del team e uno spazio in cui verbalizzare le preoccupazioni, confrontarsi, sentirsi accolti e riconosciuti, è sicuramente di enorme aiuto. In tutto questo potremmo anche scoprire nuovi leader, nuovi trascinatori, anche solo temporanei; colleghi capaci di farsi carico maggiormente della situazione, forti di risorse personali fino a prima celate. Saranno di enorme aiuto.
Anche a distanza di mesi dall'esplosione del contagio, potrebbe essere utile riproporre sempre questo momento, lasciando anche libero sfogo ai pensieri, perché la situazione è in continua evoluzione e con essa, anche lo stato d'animo dei componendi della equipe. Questo momento permetterà, non solo di ritrovare la stessa lunghezza d'onda con i colleghi, ma anche di rafforzare i legami del gruppo, condividendo insieme le emozioni di questo momento critico. Il ruolo del coordinatore in questo caso sarà di estrema importanza per gestire al meglio questo spazio e per capirne i limiti. Per poi passare all'ordine del giorno.
Mantenere e rafforzare la supervisione
Quando un evento impatta in maniera così importante sulla nostra quotidianità, tutti i nostri sforzi sono concentrati sulle azioni da mettere in campo per fronteggiare la situazione, pensando agli interventi straordinari che dobbiamo affrontare per mettere la messa in sicurezza, riorganizzare luoghi di attività, la tentazione, è quella di lasciare per strada alcune buoni abitudini, di trovarsi in difficoltà nel riprogrammarle. Rinviare può essere una buona soluzione temporanea ma non ci salverà nel mare turbolento che stiamo attraversando. Lo spazio di sfogo e condivisione che ci siamo presi, non può bastare e non va confuso con uno dei principali strumenti che garantisce il benessere della nostra equipe: la supervisione psicologica esterna. Tutti i gruppi di attività devono godere sempre, questo è il momento buono per farlo. Certo, entrare in sintonia con il supervisore non è facile e talvolta servono diversi tentativi. Lo spazio della supervisione, può diventare un momento determinante nella vita e nel consolidamento del nostro team, perché l’attività sociale porta con sé un carico emozionale e relazionale altamente rilevante e perché i componenti del gruppo sono continuamente sottoposti a stress e hanno bisogno di una buona manutenzione, al di Là delle attività ordinarie di coordinamento. Mantenere l’appuntamento mensile con il supervisore in questa fase particolare non sarà tempo sprecato. Attivare la supervisione in maniera più frequente, sperimentando in alcuni casi anche quella individuale.
Lo spazio della supervisione è comodo per tutti diventando effettivamente un momento di cura, il supervisore dovrà necessariamente essere esterno al gruppo di lavoro e non essere implicato nella presa in carico dei beneficiari del le attività svolte. La supervisione, anche quando entra nel merito degli approcci con cui gli operatori affrontano le situazioni individuali dei beneficiari, non va confusa con un momento di consulenza o di confronto sul caso specifico, anche se talvolta possiamo avere difficoltà ad individuarne il limite. IL professionista incaricato saprà in ogni caso guidarci.
Ruoli e mansioni
Risintonizzati sulle frequenze condivise dell'emergenza, i membri dell'equipe cercheranno di rimettere in moto le loro attività. Le stesse, non potranno essere svolte come prima, non tutte. L'opportunità di riscrivere le priorità, ridisegnando gli obiettivi che, se non del tutto ribaltati, sono condizionati dall'emergenza. Intorno a queste priorità e a questi nuovi obiettivi sarà importante anche ridefinire una nuova suddivisione di ruoli e mansioni all'interno del gruppo di attività, verificando se quella attuale è adeguata. Non si tratta di snaturare le competenze e le professionalità spiazzando il team e i suoi membri. Ma in questo contesto, dove ci si attiva necessariamente più distanti e più soli, sarà importante verificare le convergenze e avere
maggiore attenzione ai meccanismi di condivisione e cooperazione.
Da questo punto di vista, saranno più avvantaggiate le equipe che hanno già un distinto carattere multidisciplinare, ma hanno assunto l'interdisciplinarità come modo di affrontare e organizzare loro attività. Sono gruppi in cui ogni componente, non solo ricopre un ruolo e svolge una mansione diversa dagli altri, ma si attiva in maniera complementare a quella dei colleghi. Parliamo di gruppi dove, non solo c'è una presenza di diverse professionalità che ricoprono ruoli diversi (psicologo, educatore, operatore socio sanitario, operatore Legale, assistente sociale, giusto per fare alcuni esempi), ma sono previsti anche spazi e tempi comuni di attività ed interventi, fisici e digitali (la riunione dell'equipe multidisciplinare, il progetto individualizzato condiviso, il diario di bordo, etc.). ln queste equipe ogni membro, a partite dal proprio ruolo e dalla propria specifica competenza, contribuisce alla definizione di percorsi, interventi, soluzioni, e ogni intervento è concatenato a quello dei colleghi. In questi gruppi lo sforzo e a volte lo scontro sono maggiori, ma diventano anche il modo in cui prendono forma decisioni importanti e condivise, diversamente dai gruppi in cui ogni membro svolge le stesse mansioni degli altri e si limita ad un confronto o in cui ognuno, seppur con ruoli diversi, opera separatamente.
Durante la crisi, con obiettivi e priorità nuove che implicano spesso un maggior impiego di risorse personali piuttosto che professionali è utile verificare le geometrie del nostro organigramma utilizzandolo come strumento strategico e non semplicemente come fotografia dell’organizzazione. Sperimentare nuovi modi di funzionamento per favorire l'interazione tra i membri dell'equipe ed evitare, in fase più che mai, che le distanze diventino più marcate, sarà un ottimo allenamento anche per il futuro.
Darsi tempi certi per abitare l'incertezza
Uno dei motivi più importanti dello spiazzamento che abbiamo avvertito, già dai primi giorni dopo la deflagrazione della crisi, è il fatto che le giornate sono state messe letteralmente sottosopra. Lo spaesamento è tanto più importante quando fatichiamo a ritrovare tempi certi e nuove norme di funzionamento.
Quella delle attività nell'emergenza, è solitamente una storia di notti insonni e levatacce, di giornate mai concluse e di una serie di pasti consumati senza fermarsi. Per questo, riorganizzare i tempi dell'intera equipe (oltre ai nostri) ci permetterà di non ripetere errori che probabilmente abbiamo commesso altre volte in situazioni di emergenza, quando abbiamo fatto saltare scadenze condivise e individuali. Fondamentale sarà dare al più presto nuove certezze al gruppo e riorganizzare i tempi intorno ad alcuni punti di convergenza. Fissando alcune ancore, alcuni momenti, alcune scadenze, che rappresentino per tutti dei punti di riferimento.
A tenere unite le attività dell’equipe potrebbe aiutarci ulteriormente anche la tecnologia. Non solo la miriade di piattaforme che permettono conversazioni, riunioni o addirittura assemblee a distanza, come Zoom, Go To Meeting, Whereby, Web ex, Skype, Hangouts, che abbiamo già sperimentato abbondantemente fin dalle prime ore, ma anche altri strumenti che permettono di condividere l'avanzamento delle attività in condivisione. Ricordiamo anche gli strumenti offerti da piattaforme come Trello e Slack, che possono diventare dei veri e propri uffici virtuali, dove condividere progetti, assegnare priorità e seguire l'avanzamento delle attività dei colleghi. Una buona palestra per chi ancora non si era attrezzato adeguatamente.
Non siamo tutti uguali e pertanto non tutti potremmo rispondere alla nuova organizzazione adeguandoci con la stessa facilità degli altri. Adottare un modello non solo agile, ma anche flessibile, calibrato su ognuno dei nostri collaboratori (in questo caso sarà il coordinatore dell'equipe ad avere un ruolo centrale) sarà vitale per garantire che in questa situazione già di per sé complessa, il gruppo abbia La possibilità di esprimersi al meglio, valorizzando e non rimarcando le differenze. A questo proposito vanno tenuti presente anche gli sforzi che possiamo chiedere ai collaboratori. Non solo legati alle caratteristiche personali, ma anche a quelle contrattuali. Gli equilibri di sempre sono saltati.
l tempi per i singoli
Questa emergenza, più di altre che abbiamo vissuto in passato, ha quasi azzerato i tempi di ascolto informate, quelli dedicati ad ogni singolo membro del gruppo, che rischiamo ora di incontrare solamente tra i box di una piattaforma o nel mezzo di un intervento in cui è impossibile prendersi lo spazio e il tempo per un confronto. Abbiamo fortemente bisogno di rinsaldare i nostri legami. Non tralasciamo quindi il rapporto con i singoli membri del gruppo. Una chiamata, un momento dedicato ad ognuno di loro, compatibilmente con i tempi che scandiscono queste giornate, potrebbe rivelarsi essenziale per capire ciò che non traspare, per avere impressioni e suggestioni, o semplicemente per ritrovare quella sintonia che, sappiamo tutti, più che attorno al tavolo delle riunioni, si salda spesso davanti alla macchina del caffè.